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Educazione. Scuole ignaziane in rete

Il lavoro in rete è uno degli obiettivi che la scuole ignaziane perseguono in questo tempo. Un argomento che apre una serie di “link” – dall’internazionalità alla spiritualità – che approfondiremo con alcune interviste ai responsabili delle scuole. Partiamo con padre Diego Mattei, uno dei padri spirituali dell’Istituto Massimo di Roma, responsabile del Progetto Tutoria della scuola e collaboratore del CeFAEGI.

Perché una “pastorale comune di rete”?
“L’attuale pastorale comune risponde al desiderio di dare visibilità strutturale alla comune spiritualità ignaziana e rafforzare la consapevolezza nei nostri alunni di appartenere a una tradizione pedagogica, spirituale e umana ampia, che va al di là delle mura della singola scuola. Chi frequenta un collegio gesuita non è solo studente del Massimo, del Leone XIII, del Sociale, del CEI, del Pontano, dell’Ignatianum o del Petr Meskalla, ma è studente oggi, ed ex alunno domani, dei gesuiti. La pastorale di rete, inoltre, permette la trasferibilità delle esperienze, l’economia dei mezzi, l’uso di linguaggi comuni e il ricorso a strumenti condivisi”.

Quali sono i momenti pastorali più significativi realizzati in rete?
“Ve ne sono vari, ognuno proprio e caratteristico di un anno scolastico. Pensando ai licei, il più antico è l’iniziativa de “I Gesuiti e la Storia”, rivolto ai ragazzi del terzo anno; ha un respiro internazionale, perché coinvolge non solo i collegi italiani, ma anche europei. Per gli studenti del quarto anno c’è l’esperienza del Kairos, che è un adattamento degli esercizi ignaziani per ragazzi di 17 anni e che attualmente è svolto per coppie di collegi: Milano e Torino, Roma e Napoli, Messina e Palermo. Le iniziative più significative sono però forse quelle che coinvolgono i ragazzi dell’anno di maturità. La prima è la gita dei maturandi che da alcuni anni si svolge la prima settimana di Novembre a Pechino. E’ una iniziativa significativa anche per i numeri: ogni anno si muovono dall’Italia circa 200 studenti. La seconda iniziativa è quella più recente, perché è nata quest’anno. Per la prima volta, infatti, sono stati organizzati e proposti gli esercizi spirituali ignaziani in rete. 50 ragazzi si sono ritrovati a Roma per pregare insieme in un clima di silenzio e raccoglimento”.

Quali “benefici” traggono gli studenti da questa pastorale comune?
“Il maggior beneficio è quello della creazione di forti legami di amicizia. Aggiungerei anche la consapevolezza di essere studente dei gesuiti e non solo della proprio singolo collegio. Negli incontri comuni, ciascuno studente porta la sensibilità di un diverso pezzo d’Italia e la tradizione della propria scuola, così da apprezzare le esperienze altrui e riscoprire la propria identità”.

Quale è stato il percorso che ha portato a realizzare questa pastorale comune?
“Il cammino ha radici nel tempo, ma è cresciuta a grande velocità negli ultimi anni. I presupposti della pastorale comune stanno nella presenza dei movimenti ignaziani nei vari collegi: la Lega Missionaria Studenti con la sua esperienza decennale di campi missionari all’estero e il Meg. Il passo decisivo credo sia stata la stesura del documento “Progetto pastorale per le scuole ignaziane” nel 2011, che ha dato l’occasione di raccogliere le buone pratiche che venivano realizzate nelle varie città.
L’altro passaggio importante è stato il quattrocentesimo anniversario della morte di Matteo Ricci nel 2010, che ha dato la spinta a realizzare la gita in comune per le classi di maturità. Quello che doveva essere un appuntamento una tantum si è poi replicato.
Posso dire che quando si sono visti i benefici delle iniziative di rete, ci abbiamo preso gusto e ora confidiamo di crescere in qualità e quantità ancora nei prossimi!!”

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