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Scuole. L’integrazione tecnologica nell’orizzonte ignaziano

Dal 2007, anno in cui la rete delle scuole italiane della Compagnia di Gesù ha deciso di investire con decisione e convinzione nell’implementazione tecnologica e nella conseguente formazione del corpo docente, molte cose sono cambiate nel panorama tecnologico e nella fisionomia delle nostre scuole. Anzi, i numerosi mutamenti che il mondo sta vivendo, resi possibili anche dall’espansione delle relazioni che la tecnologia ogni giorno permette, sta producendo cambiamenti significativi nel nostro modo di organizzare la scuola, vista come un luogo privilegiato dove creare e vivere relazioni educative di qualità nel quotidiano. La rete di scuole italiane è quella che nel panorama ignaziano europeo ha più di tutte cercato di sviluppare una riflessione strutturata, un percorso di autovalutazione ed autoanalisi delle scelte effettuate ed una continua ricerca di senso. Questo affinché l’uso della tecnologia nel campo educativo non rimanga fine a se stesso, ma sia in funzione di quei valori educativi che realmente ci stanno a cuore e ci caratterizzano. Molte sono le cose che abbiamo imparato grazie ai passi fatti, alle sperimentazioni tutt’ora in atto, all’osservazione dei processi e al tentativo di fare emergere ciò in cui crediamo fermamente.

Dal percorso fin qui compiuto emergono alcune riflessioni interessanti.

La tecnologia non è un valore in sé, non garantisce successo nell’insegnamento e nell’apprendimento. Essa può potenziare un approccio educativo basato non solo e non tanto su un metodo trasmissivo, ma su uno formativo-creativo. La tecnologia, come qualunque mezzo pienamente funzionante messo a disposizione di un ottimo insegnante, può ampliare, valorizzare e facilitare una didattica che è costantemente vissuta come ricerca personale e relazionale, una didattica che esprime se stessa in attitudini, attività e approcci al sapere su cui studenti e docenti vivono insieme esperienza, condivisione, riflessione e decisioni capaci di arricchire le vite di entrambi i soggetti.

Non esiste un unico strumento su cui costruire un approccio didattico, così come non esiste un metodo didattico univoco e universale a cui l’insegnante si deve adattare: esiste un approccio pedagogico (quello ignaziano è da secoli quello che parla all’uomo di oggi attraverso la capacità di vivere valori intramontabili), che è un modo di vivere la relazione educativa sul terreno potentissimo della crescita umana , culturale e spirituale, e non è banalmente un metodo da applicare. L’approccio pedagogico è frutto di una scelta umana ed educativa che il docente opera in funzione del contesto, degli alunni, della loro età, delle loro caratteristiche, del suo stesso momento di vita.

La tecnologia, in costante divenire, ha molto a che fare con i grandi mutamenti del mondo in cui viviamo. Se fino a qualche decennio fa un approccio lineare, sequenziale, meccanico, logico, analitico poteva essere funzionale al metabolismo sociale di quell’epoca, oggi non è detto che tale approccio sia l’unico, e soprattutto il più efficace. La realtà in cui i ragazzi dovranno operare scelte e proporre soluzioni di qualità è connessa, globale, dinamica, a-sistemica, orizzontale. Ora, di fronte a questo grande mutamento, due sono gli approcci possibili: pensare che il mondo stia inesorabilmente decadendo e fare della scuola un baluardo del “vecchio” mondo, oppure, da una prospettiva ignaziana, chiederci quali opportunità e quali valori desideriamo vivere in una realtà in evoluzione. Allora la scelta tecnologica è, tra le altre, conseguenza e opportunità per la realizzazione di un desiderio educativo profondo. La richiesta ai nostri insegnanti non sarà quindi di creare blog, ma di accrescere la consapevolezza di sé, non di usare social per la didattica, ma di iniziare e approfondire conversazioni con i propri studenti e con il loro mondo, non di creare ambienti di apprendimento digitali ma di proporre nuovi paradigmi di lettura della realtà, non di cercare risorse didattiche digitali quanto piuttosto di trovare risposte ricche di senso alle proprie domande. Quando la qualità della relazione educativa chiama l’insegnante a sperimentare modalità sempre più adatte al contesto in cui vive, quando sono garantiti spazi e tempi di condivisione, di progettazione e di creatività, l’opportunità di utilizzare i migliori strumenti si rivela una conseguenza naturale della propria crescita umana e professionale.
Francesca Argenti
docente Istituo Leone XIII e referente per le nuove tecnologie per la rete GesuitiEducazione

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