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Roma. Sinodo e Primato nell’intervista del patriarca Bartolomeo a Civiltà Cattolica

I grandi temi della comunione tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, il rapporto tra Primato e Sinodalità, anche in vista del Grande e Santo Sinodo che si terrà a Istanbul nel 2016, sono alcuni dei temi chiave dell’intervista al patriarca Bartolomeo che viene pubblicata sul numero de La Civiltà Cattolica del 4 aprile, una delle più estese che il Patriarca abbia concesso.

Al direttore della rivista, padre Antonio Spadaro SJ, Bartolomeo dichiara: «Sono grato ai gesuiti» perché «sono stato vostro allievo al Pontificio Istituto Orientale», e parla della «leadership straordinaria di Francesco» come «diaconia al servizio della comunione».

Sui temi del «Primato» il Patriarca spiega che «ci vorrà del tempo per discernere le vere preoccupazioni e le intenzioni di ognuno», perché ogni volta che se ne discute «tra gli ortodossi si pensa subito a quello dell’autorità pontificia, soprattutto alla luce degli abusi in epoca medievale», mentre «ogni volta che tra i cattolici romani si discute della collegialità, si teme immediatamente che l’autorità del Papa sia in questione».

Di certo, aggiunge il Patriarca, «è importante il modo in cui la leadership ortodossa viene vissuta, se essa è davvero un autentico modello per la collegialità e non invece un’occasione o un alibi per una rivalità nazionale o istituzionale. Un’autentica visione della leadership inevitabilmente determinerà la natura veritiera e credibile della nostra visione critica del ministero petrino. Nello stesso tempo, il modo in cui il ministero papale sarà esercitato in umiltà e compassione, anziché come una sorta di imposizione sul resto del collegio episcopale, immancabilmente si definirà come un vero riflesso dell’amore crocifisso del Signore, piuttosto che in termini di potere terreno».

Quanto al grande Sinodo panortodosso che si terrà nel 2016, due i grandi temi che lo attraverseranno: «I rapporti delle Chiese ortodosse con le altre confessioni cristiane e con le altre religioni» e «i rapporti tra le Chiese ortodosse stesse». A questo proposito non mancano le ombre che dall’interno potrebbero compromettere l’esito dell’assise: «C’è un elemento conservatore in crescita in molte Chiese e ambienti ortodossi, che reagisce alle sfide contemporanee della nostra epoca rinchiudendosi in un’esistenza soffocante ed escludente. Inoltre, per quanto riguarda le relazioni fraterne e collegiali tra le Chiese ortodosse stesse, c’è stata una crescente riduzione, nazionalista e trionfalistica, della natura eucaristica ed ecumenica della Chiesa».

Oltre ai temi ecclesiali nelle risposte del Patriarca si coglie il respiro di una visione ampia delle grandi sfide del nostro tempo e del contributo che i cristiani possono dare per il futuro del pianeta: dall’immigrazione al cambiamento climatico, dall’ingiustizia sociale al fondamentalismo.

Bartolomeo esprime la convinzione che non ci sia «mai stato nella storia un momento come questo, in cui le persone possono esercitare una influenza ampia sul proprio ambiente di vita». La religione – «probabilmente la forza più pervasiva e potente della terra» – ha dunque per il Patriarca il ruolo fondamentale di «forza di mobilitazione sociale e istituzionale».

La Pasqua e «la potenza della Risurrezione di Cristo costituiscono una fonte di ottimismo e realismo». La preghiera autentica, dunque, non può essere «una confortevole sensazione di autocompiacimento, ma piuttosto un’esperienza di riconciliazione con tutta l’umanità e tutta la creazione di Dio».
Qui l’intervista integrale.

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