Passa al contenuto principale
Gesuiti
Gesuiti in Italia, Albania, Malta e Romania
News
Gesuiti News Giovani Roma. CVX-LMS: Francesco e l’invito ad andare “Oltre i muri”
Giovani

Roma. CVX-LMS: Francesco e l’invito ad andare “Oltre i muri”

Le Comunità di Vita Cristiana e la Lega Missionaria Studenti sono state ricevute da papa Francesco oggi, 30 aprile, in occasione del convegno nazionale

Anche questa volta è stato vissuto come un incontro in famiglia. Un colloquio informale tra il Papa e le cinquemila persone che gremivano l’aula Nervi, provenienti dalle CVX (Comunità di Vita Cristiana) e la LMS (Lega Missionaria Studenti), ricevute in occasione del loro convegno nazionale “Oltre i muri” (30 aprile-3 maggio).
Dopo alcune testimonianze – tra cui quella dell’ex alunno dei gesuiti Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia – c’è stato l’incontro con papa Francesco, che – come già nell’incontro con le scuole della rete ignaziana, il 7 giugno 2013 – ha messo da parte il discorso che aveva preparato (“avevo scritto un discorso forse noioso come tutti i discorsi, ho preferito questo dialogo”) e rispondendo ad alcune domande dei partecipanti al convegno ha toccato diversi temi.

Il primo – con Paola, che presta servizio al carcere di Arghillà, a Reggio Calabria – è stata l’accoglienza dei condannati alla pena dell’ergastolo. “L’ergastolo è una condanna a morte, perché si sa che di lì non si esce. E’ duro. Cosa dico a quell’uomo? Cosa dico a quella donna? Ma forse … non dire niente. Prendere la mano, accarezzarlo, piangere con lui, piangere con lei … Così, avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Avvicinarsi al cuore che soffre. Ma tante volte noi non possiamo dire niente. Niente. Perché una parola sarebbe un’offesa. Soltanto i gesti. I gesti che fanno vedere l’amore. “Tu sei un ergastolano, lì, ma io condivido con te questo pezzo di vita di ergastolo”, e quel condividere con l’amore: niente di più. Questo è seminare l’amore”.

Quindi Francesco si è soffermato sulla differenza tra la beneficenza abituale e la promozione. La prima, dice, “tranquillizza l’anima”, la seconda, invece “inquieta l’anima: “Ma, devo fare di più: e domani quello e dopodomani quello, e cosa faccio …” … Quella sana inquietudine dello Spirito Santo”.

A Bartolo, formatore di futuri presbiteri, parla della qualità del sacerdozio: “Mai conoscerai, tu, Gesù Cristo se non tocchi le sue piaghe, le sue ferite. Lui è stato ferito per noi. E questa è la strada, è la strada che ci offre la spiritualità ignaziana a tutti noi: il cammino … Ma anche io vado un po’ di più: tu sei formatore di futuri sacerdoti, eh? Ma per favore: … se tu vedi che un ragazzo intelligente, bravo ma che non ha questa esperienza di toccare il Signore, di abbracciare il Signore, di amare il Signore ferito, consigliagli di andarsene a prendere belle vacanze di uno, due anni … e gli farai [del] bene. “Ma, Padre, noi siamo pochi sacerdoti: ne abbiamo bisogno …”. Per favore, che l’illusione della quantità non ci inganni e ci faccia perdere di vista la qualità! Abbiamo bisogno di sacerdoti che preghino. Ma che preghino Gesù Cristo, ma che sfidino Gesù Cristo per il loro popolo, come Mosé che aveva la faccia tosta per sfidare Dio e salvare il popolo che Dio voleva distruggere, con quel coraggio davanti a Dio: anche sacerdoti che abbiano il coraggio di soffrire, di portare la solitudine e dare tanto amore”.

Rispondendo a Gianni, dall’Aquila, si sofferma sull’impegno dei cattolici in politica. All’inizio cita padre Bartolomeo Sorge (“risponderebbe molto meglio di me padre Bartolomeo Sorge. Lui è stato uno bravo, eh? Lui è un gesuita che ha aperto la strada in questo campo della politica”) quindi risponde a quanti sostengono che occorra fondare un partito cattolico: “Quella non è la strada. La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. Un “partito solo dei cattolici”: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato”. Ma un cattolico, aggiunge, “Deve fare e immischiarsi di politica”. “E’ una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune”, ricorda citando Paolo VI e aggiunge: “E’ una sorta di martirio. Ma è un martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere. Cercare il bene comune pensando le strade più utili per quello, i mezzi più utili. Cercare il bene comune lavorando nelle piccole cose, piccoline, da poco … ma si fa. Fare politica è importante: la piccola politica e la grande politica. Ma, nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; anche, che hanno aiutato alla pace nei Paesi. Ma pensate ai cattolici qui, in Italia, del dopoguerra – alcuni: pensate a De Gasperi; pensate alla Francia: Schumann, che ha la causa di beatificazione … Si può diventare santo facendo politica”.

Al Papa CVX e LMS hanno presentato, tra i vari progetti su cui lavorano, quelli per un maggiore coinvolgimento dell’Europa nell’accoglienza ai migranti e un gemellaggio con i cristiani in Siria.

Ultime notizie
Esplora tutte le news