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La conversazione a 360 gradi tra il Presidente Mattarella e gli Scrittori

In un clima di grande cordialità, come racconta a gesuitinews il direttore, padre Antonio Spadaro, il Presidente della Repubblica, Sergio Matterella, ha ricevuto al Quirinale gli Scrittori de La Civiltà Cattolica in occasione della pubblicazione del quaderno numero 4000. L’intervista che i padri gli hanno fatto viene pubblicata sul quaderno numero 4002 e on line sul sito della rivista.

L’appuntamento era stato fissato il primo giugno, durante la cerimonia per la festa della Repubblica. Alla richiesta di padre Spadaro, un incontro-conversazione con la redazione de La Civiltà Cattolica in occasione dell’uscita del numero 4000, il presidente Mattarella aveva subito risposto affermativamente. “Siamo la rivista più antica d’Italia, anzi siamo nati prima dell’unità d’Italia. La Civiltà Cattolica è talmente innestata nella storia del Paese, che ci siamo sentiti di  chiedere l’intervista con grande serenità, la stessa che lui ha dimostrato incontrandoci”. Sergio Mattarella, d’altra parte, è  un abbonato storico del periodico di punta della Compagnia di Gesù, proprio come prima di lui lo era stato il padre.

“La familiarità con la rivista”, ricorda Spadaro, “era emersa già nelle visita che ci ha fatto il 21 maggio del 2015”. Mattarella si era recato a Villa Malta e dopo una chiacchierata con i padri si era fermato a cena con loro. “In quella visita ho capito la conoscenza che ha de La Civiltà cattolica, il ruolo che affida e sente proprio di una rivista culturale. Ci conosce e ho avvertito questa familiarità”.

Il colloquio del 16 febbraio scorso è durato circa un’ora e mezza, dalle 16 alle 17.30. Quando Mattarella ha congedato i suoi ospiti, i gesuiti, che erano accompagnati dal padre Generale, Arturo Sosa,  sono stati guidati in una visita accurata delle sale del Quirinale.

La lunga conversazione che la rivista pubblica è stata preparata dal Collegio degli Scrittori  in una riunione preventiva in cui sono state messe sul tavolo tutte le domande che ciascuno avrebbe voluto rivolgere, per il suo campo di competenza, al Presidente della Repubblica italiana. Quelle selezionate sono state distribuite tra i vari padri, che, seduti intorno a un tavolo ovale in una delle sale del Quirinale le hanno rivolte al loro ospite.  

“Mi ha colpito la cordialità, che è andata al di là del formalismo”, commenta padre Spadaro. “Il Presidente ha saputo creare un clima di grande rilassatezza, nel quale si poteva parlare di tutto. Abbiamo sentito il Quirinale come casa nostra”.

Cosa rappresenta oggi il presidente Mattarella? “E’ un punto di  riferimento solido. Nei momenti di turbolenza e di incertezza il Quirinale ha rappresentato sempre un riferimento istituzionale. Il fatto di avere  un’interlocuzione con il Capo dello Stato in questo momento specifico, per noi è stato una conferma del nostro impegno a favore dell’Italia. Mi ha colpito  sin dall’inizio del colloquio la sua visione positiva dell’Italia: non una visione forzata, ben consapevole dei problemi, ma  anche dell’energia positiva che esiste e che viene sottovalutata”.

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Uno dei passaggi più importanti della conversazione a 360 gradi tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e gli scrittori de La Civiltà Cattolica riguarda la leadership:  «È piuttosto di moda, nel mondo, sottolineare la nascita di alcuni cosiddetti “leader forti”, che, in realtà, lo sono soltanto rispetto alla propria comunità nazionale. L’esigenza, invece, è quella di trovare delle leadership capaci di guidare e di avvicinare le posizioni, che sappiano dare indicazioni di prospettiva e di speranza».

Nel colloquio — pubblicato sul quaderno numero 4002 in uscita sabato 11 marzo e integralmente disponibile online, sul sito della rivista, a partire dalle ore 11 — il Presidente, dialogando con i padri scrittori, ha affrontato molte questioni: dalla situazione dei giovani in Italia alla epocale sfida posta dai movimenti migratori; dal futuro dell’Europa al ruolo della Rete nella formazione del consenso politico.

Lo ha fatto con la sensibilità di chi crede che l’Italia, come ha affermato proprio il Capo dello Stato nel suo messaggio di fine anno, sia e debba essere soprattutto «una comunità di vita». E anche con la convinzione che l’impegno politico, per chi ha una formazione cristiana, «è particolarmente esigente». Invitando i giovani a riconquistare la consapevolezza di questo impegno, il presidente Mattarella ha citato la lettera di un ventenne della Resistenza condannato a morte, il quale, la sera prima di essere fucilato dai nazifascisti, scrive ai genitori: «Tutto questo avviene perché voi un giorno non avete più voluto saperne di politica».

A proposito della situazione internazionale e del ruolo di leader morale che va sempre più assumendo papa Francesco, il Presidente ha sottolineato come egli sia «certamente un punto di riferimento», soprattutto perché «appare credibile e ispira fiducia».

A proposito di papa Francesco, il presidente Mattarella ha ricordato tra l’altro «i suoi richiami all’Unione Europea fatti con molta franchezza – anche opportunamente rude in qualche passaggio –, sia nel discorso per il premio Carlomagno, sia in quello al Parlamento europeo». D’altra parte il presidente crede che «la cittadinanza europea stia crescendo sempre più, in maniera irreversibile». All’affanno che oggi vive l’Unione Europea, bisogna rispondere — secondo il Presidente — facendo «ricomprendere ai propri cittadini il patrimonio ideale da cui è nata» e che l’Unione Europea «non si esaurisce nel rispetto delle regole» perché esse «hanno sempre come loro finalità la persona, tutte le persone e le loro condizioni».

Nel colloquio, il Presidente ha parlato anche del suo personale rapporto con la rivista, di cui è un fedele abbonato già dai primi anni Ottanta. Il Capo dello Stato ha voluto rimarcare come «in una stagione come questa in cui c’è il rischio di un’informazione breve e superficiale» e «in cui vi è una spinta molto forte a ridurre la conoscenza delle questioni» sia importante «disporre di un contributo che, su una vasta gamma di argomenti, induce a riflettere, a coltivare lo spirito critico, ad approfondire».

Al termine del colloquio, il presidente Mattarella ha ricordato il suo periodo giovanile «negli anni del Concilio» e che «questo ha influito molto» nella sua formazione: «Vedere la Chiesa che si apriva che parlava al mondo e chiedeva al mondo anche risposte è stata un’esperienza affascinante». «In questi anni di papa Francesco — ha aggiunto — si sta riproponendo la freschezza che il Concilio  aveva lanciato».

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