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Roma. Il Papa alla Compagnia: “Remiamo insieme, anche con il vento contrario”

Il rinnovo della promessa e la riconsegna del Vangelo. Sono i gesti che  segnano la liturgia di ringraziamento  per il bicentenario della Ricostituzione della Compagnia di Gesù, tenuta oggi pomeriggio nella chiesa del Gesù, a Roma. “Fratello Francesco ti chiediamo di accettare il nostro servizio”, dice padre Adolfo Nicolás, il generale, rivolgendosi al primo Papa gesuita della storia.  Un confratello che oggi guida  la Chiesa. “La barca di Pietro”, dice Francesco nel suo discorso “può essere sballottata dalle onde, come lo fu la Compagnia di Gesù, non c’è da meravigliarsi di questo. Remiamo insieme, remiamo tutti, anche il Papa rema nella barca di Pietro”.  Nel tempo della tribolazione la tentazione è perdersi in discussioni e lamenti. I gesuiti durante la soppressione “hanno vissuto il conflitto fino in fondo”, senza servirsi di “furbizie e stratagemmi”. La strada scelta da Lorenzo Ricci, il generale che poi morì nelle prigioni del Vaticano, fu quella del discernimento: “Solo il discernimento ci salva dal vero sradicamento, dalla vera soppressione del cuore, che è l’egoismo, la mondanità, la perdita del nostro orizzonte, della nostra speranza, che è Gesù, che è solo Gesù. E così padre Ricci e la Compagnia”,  ha proseguito il Papa, “in fase di soppressione ha privilegiato la storia rispetto a una possibile storiella grigia, sapendo che è l’amore a giudicare la storia, e che la speranza, anche nel buio, è più grande delle nostre attese”. “I gesuiti”, dice il Papa parlando anche di sé, “siano esperti rematori anche con il vento contrario. Remiamo a servizio della Chiesa, remiamo insieme, ma mentre remiamo dobbiamo pregare tanto”.
“Nella confusione e davanti all’umiliazione la Compagnia ha preferito vivere il discernimento della volontà di Dio, senza cercare un modo per uscire dal conflitto in modo apparentemente tranquillo. Non è mai l’apparente tranquillità ad appagare il nostro cuore, ma la vera pace che è dono di Dio. Non si deve mai cercare il compromesso facile né si devono praticare facili irenismi”.

Da quando è stato eletto Jorge Mario Bergoglio, primo gesuita a salire al soglio di Pietro, ha visitato il Gesù, chiesa madre dei gesuiti, il 31 luglio 2013 in occasione della festa di Sant’Ignazio e il 3 gennaio di quest’anno in occasione della canonizzazione di Pietro Favre, uno dei primi compagni di Ignazio. Inoltre durante la sua visita al Centro Astalli per i rifugiati, il 10 settembre 2013, il Papa sostò presso la tomba di Pedro Arrupe, sepolto nella stessa chiesa.

La celebrazione, riservata ai gesuiti e a pochi stretti collaboratori laici, si è svolta nella più grande semplicità, in un’atmosfera di famiglia. Un momento altamente simbolico è stato quello in cui sono state portate sette lampade collocate davanti all’icona della Madonna della Strada, davanti alla quale pregò S. Ignazio e i primi compagni e alla cui intercessione si affidarono i nostri Padri e Fratelli, partendo per le missioni al servizio del Vangelo in ogni parte del mondo. Le sette lampade rappresentano le sei Conferenze mondiali: Africa e Madagascar, America Latina, Asia Meridionale, Asia-Pacifico, Europa e Stati uniti. La settima rappresenta la Curia Generalizia. Le lampade sono state portate da altrettanti gesuiti dei diversi continenti.

Alla fine delle celebrazione papa Francesco si è recato nella cappella della Passione, dove ha benedetto la nuova Pala dell’altare, un’opera contemporanea dell’artista bosniaco Safet Zec.

 

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