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Gesuiti News Napoli. Vi racconto le mie vacanze a Scampia

Napoli. Vi racconto le mie vacanze a Scampia

Ho scritto questo articolo durante una delle tante serate estive passate al Centro Hurtado assieme ai gruppi in visita a Scampia. Da metà luglio a fine agosto ne abbiamo ospitati una dozzina più qualche visitatore singolo, e altri gruppi sono stati ospitati in altre strutture parrocchiali e religiose del quartiere. Al Centro Hurtado sette gruppi scout, due parrocchiali, uno della Caritas, uno del MEG (Movimento Eucaristico Giovanile), uno di studenti specializzandi: in totale circa 200 tra giovani e adulti, tra loro anche due sacerdoti e una religiosa.
Ragazzi di età omogenee presentano alcune caratteristiche comuni che li fanno integrare velocemente, ma ogni gruppo aveva anche specificità proprie, e i ragazzi di Scampia che li hanno accompagnati durante le giornate di animazione, le gite al mare e in città, i momenti di preghiera e le serate di festa, hanno potuto apprezzare la ricchezza delle provenienze, dei dialetti e delle diverse situazioni culturali. A loro volta gli ospiti hanno potuto apprezzare la ricchezza antropologica di Scampia incontrando i bimbi dei lotti e dei parchi, rom e gagè, italiani e stranieri. Nel loro servizio hanno posto attenzione non solo ai minori ma all’intero nucleo familiare: i genitori e i fratelli più grandi erano infatti invitati ai momenti di spiritualità organizzati in villa comunale, seguiti da un momento di convivialità al Centro Hurtado. Qualche famiglia ha partecipato costantemente invitando i ragazzi a ritornare il prossimo anno.
Il gruppo più numeroso veniva da Pesaro, ben 60 ragazzi ottimamente organizzati dai loro responsabili. Ce li ricorderemo tra l’altro per le splendide voci e l’armonia dei canti. Interessante notare che quasi ogni gruppo aveva tra i propri membri un portatore di handicap, tutte belle presenze, segno di sensibilità da parte degli educatori e di accoglienza dai compagni di viaggio. Ma la nota più singolare e notevole è che il clan del Bologna 13 aveva tra i capi una gestante al nono (!) mese di gravidanza. Appena viste le dimensioni del pancione e soprattutto appena ascoltato il numero ordinale corrispondente, la comunità dei gesuiti e altre tre famiglie si sono affrettate a invitare la signora in casa, farla dormire in un letto vero e seguirla con tutte le attenzioni del caso. La risposta di mamma Giulia e di papà Matteo fu che non si sarebbero staccati dal comodo materassino sul pavimento nello stanzone con tutti gli altri giovani, che il nono mese era appena iniziato e che se il figlio fosse nato a Napoli lo avrebbero chiamato Gennaro. Per la cronaca il bimbo è nato il 20 agosto a Bologna e si chiama Simone. Complimenti vivissimi ai genitori sia per la nuova vita sia per la testimonianza di una famiglia coraggiosa e aperta alla comunità.
Per poter svolgere un buon servizio e vivere al meglio l’esperienza a Scampia, sono consigliabili almeno sei o sette giorni, periodo che permette di instaurare rapporti di amicizia, conoscere testimoni del territorio, portare i bambini al mare. Durante la settimana, il gruppo presenta solitamente un’evoluzione che noi responsabili abbiamo il dovere di seguire e orientare, dallo smarrimento per il primo impatto con il quartiere e con qualche ragazzino scostumato, ai pianti per dovere lasciare Scampia il giorno della partenza. In questo processo di accompagnamento siamo stati aiutati da vari adulti che hanno dato testimonianza di ciò che fanno per il quartiere: educatori, sacerdoti e religiosi, professionisti e genitori.
Ora è tempo di verifica. Più volte ci siamo chiesti che senso abbia ospitare giovani per periodi così limitati, convinti come siamo che l’azione educativa abbia bisogno di continuità. I vantaggi di questo tipo di esperienza superano abbondantemente i suoi limiti, e ne godono un po’ tutti, vicini e lontani:
– una settimana di inserzione nel tessuto di Scampia permette di portare in giro per l’Italia notizie diverse da quelle che si leggono sui giornali o si ascoltano in TV. Bisogna considerare tra l’altro che i giovani non limitano i racconti ai propri amici e parenti, ma sono moltiplicatori di notizie scrivendo su blog e social network;
– tra gli abitanti del quartiere, anche chi non ha partecipato ad alcuna attività ha apprezzato la sfilata dei colorati plotoncini di bambini e adulti che più di una volta al giorno ridava vita alle strade deserte;
– da parte nostra esiste la speranza che questo tipo di esperienza faccia maturare quel seme che il Signore ha piantato nel cuore di ogni giovane e che lo chiama a dare la vita per gli altri, in altre parole la vocazione, qualunque essa sia;
– infine anche la continuità educativa non manca, assicurata non dal singolo gruppo ma dall’insieme degli stessi, che per un mese e mezzo ha fatto animazione ai ragazzini. Considerando che a giugno e a luglio ci stanno i grest, possiamo affermare che anche quest’anno durante quasi tutta l’estate i nostri ragazzi hanno potuto uscire di casa e divertirsi e crescere accompagnati da educatori.
Ringraziando di cuore chi ci ha dato una mano, chiediamo ulteriore coinvolgimento da parte di chi non ha la fortuna di trovarsi in villeggiatura negli stessi periodi. Chi farà lo sforzo di uscire tornerà a casa molto accaldato ma altrettanto contento.
Sergio Sala SJ

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