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Gerusalemme. Gratitudine, polifonia, fraternità: formazione in Terra Santa

Angelo Stella sj racconta com’è andato il mese di formazione biblica in Terra Santa, insieme ai compagni del terzo anno provenienti da varie parti del mondo

 

Il programma si è svolto nel mese di luglio, e per me è arrivato nell’estate tra il secondo è terzo anno di studi del primo ciclo di Teologia, che sto facendo in Gregoriana. Fa parte della proposta formativa del Collegio Internazionale del Gesù, dove abito, e vi ho preso parte con i miei compagni di anno; a noi si sono aggiunti altri compagni dal Brasile, dal Venezuela, dall’India e dal Vietnam. Risiedevamo al Pontificio Biblico di Gerusalemme.

È stato un programma intenso, a volte faticoso, ma certamente ricco, iniziato con una introduzione alla città di Gerusalemme, poi gli Esercizi Spirituali, poi una settimana in Galilea, e poi la conclusione, di nuovo a Gerusalemme, con una serie di seminari tematici. Sopratutto è stato un programma che è arrivato in un momento opportuno.

In questi primi due anni di studi infatti ho avuto modo di conoscere la storia di Israele grazie ai corsi di Scrittura, ma qui è successo qualcosa di diverso e di più grande.

All’inizio pensavo che il nucleo forte della proposta sarebbe stato una lettura delle pagine della Bibbia nei luoghi lì menzionati. Come gesuita, una proposta del genere mi stimolava perchè avrebbe permesso una “composizione di luogo” più realistica tutte le altre volte in cui avrei letto la Bibbia, magari anche con altre persone, gruppi, ecc. Ma in effetti non è stato quello che abbiamo fatto, e smontare una pre-comprensione è una vera ricchezza.

  1. Stefano Bittasi sj ci ha proposto una lettura dei luoghi, più che delle pagine della Bibbia. E attraverso questa lettura dei luoghi, archeologicamente fondata, è successo che le pagine della Bibbia, ma anche la storia della teologia, e vorrei quasi dire la storia della salvezza, hanno cominciato a parlarmi di più, come gesuita e come cristiano. Gratitudine.

Altri due elementi hanno arricchito la proposta.

Uno è certamente la “polifonia” del programma, perchè p. Stefano, nel guidare il corso, è stato affiancato da An, un giovane padre sj vietnamita, biblista, che ci ha accompagnato con tanta passione, e, per buona parte del tempo, anche da p. Marc Rastoin sj, francese, delegato del p. Generale per il dialogo con l’ebraismo; ma la “polifonia” la trovo anche nell’aver potuto ascoltare, durante i vari seminari, una molteplicità di punti di vista sulle diverse situazioni locali, il che mi restituisce il senso della molteplicità della realtà – e forse anche della verità.

La storia di questi luoghi infatti non finisce con la storia di Israele narrata nella Bibbia, ma è andata avanti, ed è anche questa storia che continua quella che abbiamo potuto in qualche modo conoscere, proprio nella sua molteplicità. E, anche qui, smontare una precomprensione è una vera ricchezza. Polifonia.

E il secondo elemento è l’accoglienza della comunità sj del Biblico di Gerusalemme, che ci ha messo a nostro agio in tutto; qui abbiamo celebrato in questo 2015 S. Ignazio, e, nelle sue diversità, è stata la testimonianza di una fraternità possibile. Fraternità.

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