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Genova. Imparare le parole per spezzare la Parola: Italian Course for Foreign Jesuits

Dal 2 al 29 agosto si è svolto a Genova, nella cornice della casa del noviziato, l’ICFJ 2015 – Italian Course for Foreign Jesuits.

Riempiendo la casa in un modo insolito per il mese di agosto, hanno partecipato 19 scolastici provenienti da 11 paesi del mondo; 14 di loro inizieranno quest’anno il loro primo anno del primo ciclo di teologia, vivendo nella comunità del Collegio Internazionale del Gesù.

Il corso di italiano è un’iniziativa che la nostra provincia ha ripreso a offrire da alcuni anni e che ogni anno vede esaurirsi tutti i posti a disposizione, tanto che a volte ci si è dovuti appoggiare presso le altre comunità SJ di Genova.

Per degli scolastici che arrivano da tutte queste parti del mondo la sfida è chiara e seria: imparare le parole di una lingua che per molti non è difficile, ma che per altri è davvero lontana, e tutto questo per spezzare, condividere, moltiplicare quella Parola, che ha intercettato e riempito la nostra vita, e che ora vogliamo portare fino agli estremi confini.

La formula di questi anni, per aiutare ad affrontare la sfida, in fondo è semplice: la mattina gli scolastici frequentano la scuola di italiano con cui collaboriamo in città, la Scuola Tricolore, per altro sempre molto contenta dei giovani gesuiti che desiderano imparare l’italiano; il pomeriggio, a piccoli gruppi, vengono seguiti in tutoria; il sabato si propone una gita tutti insieme (quest’anno siamo andati a Camogli, Punta Chiappa, e alle Cinque Terre), mentre la domenica è lasciata alla libera organizzazione degli scolastici.

Una gran parte la fa il noviziato, che offre una meravigliosa accoglienza: per la sua quiete, ideale per un periodo che è comunque di studio; per il clima gradevole anche in estate, visto che ci troviamo nella parte alta della città di Genova; per la possibilità del silenzio adeguato per la preghiera personale. Il tutto arricchito dalla premurosa presenza del fratel Paride, ministro del noviziato, che non manca di far completare l’esperienza di inculturazione in Italia, preparando piatti tipici della tradizione culinaria ligure e nazionale. In ogni caso la presenza di Paride è importante in sé e non solo per questo, essendo il nostro punto di riferimento.

Hanno accompagnato l’esperienza di quest’anno p. Giorgio Nardone, che è un po’ la memoria storica dell’iniziativa e che, in particolare quest’anno, è stato soprattutto apprezzato per il suo modo di celebrare la messa, caldo, raccolto, veramente orante; Leonardo Angius, scolastico in filosofia, cui l’anno prossimo toccherà il coordinamento del corso; 3 novizi che si son dati il turno, visto che anche questo ha rappresentato per loro un esperimento estivo (Andrea Bonavita, Giuliano Montagnin e Andrea Piccolo), ed il sottoscritto, Angelo, che scrivo questa rilettura dell’esperienza (che per me è stata importante come iniziativa della Provincia, come occasione di servizio alla Compagnia universale e certamente anche come occasione per iniziare a conoscere i confratelli con cui farò comunità, quest’anno che inizia, al Collegio del Gesù).

Durante la riunione finale, per la valutazione dell’esperienza, gli scolastici hanno espresso i punti di forza e di debolezza dell’iniziativa, che è certamente esigente, a tratti faticosa e che deve continuare a tendere al “magis”; mi piace concludere con la risonanza di uno di loro che, non negando le difficoltà incontrate, poteva lo stesso dire che per come ha lavorato, ha pregato, si è riposato e ha conosciuto cose nuove, ad ogni modo si è sentito a casa sua in una comunità gesuita italiana.

Angelo Stella

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