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Media vaticani, accordo tra Gesuiti e Segreteria per la Comunicazione

Firmata il 21 settembre la Convenzione tra Segreteria per la Comunicazione e la Compagnia di Gesù. I Gesuiti si rendono in questo modo disponibili a una nuova forma di collaborazione all’interno del processo di riforma dei media vaticani

Su questo evento riportiamo l’intervista rilasciata dal prefetto del Dicastero vaticano, monsignor Dario Edoardo Viganò, a news.va:

R. – Innanzitutto è una tappa molto importante che è il punto di approdo di un percorso di discernimento durato due anni, perché naturalmente la riforma del sistema comunicativo voluta dal Santo Padre chiedeva un cambiamento, un ripensamento. Devo dire che sono anche molto contento che questa Convenzione sia avvenuta a pochi giorni dal centesimo compleanno di padre Stefanizzi. Perché? Perché padre Stefanizzi è stato direttore della Radio Vaticana in un momento in cui la Chiesa universale stava trasformando la sua pelle, cioè durante il Concilio Vaticano II: un momento in cui la Chiesa stava ripensando i modi concreti in un contesto rinnovato. Quindi questa Convenzione segna la volontà di essere presenti come Santa Sede e come Compagnia di Gesù in una missione apostolica che è chiamata a cambiare le modalità anche di produzione. Poi, è importante perché dice una continuità, cioè il fatto che i Gesuiti – che dal 1931 hanno seguito e si sono messi al servizio di quella che era la Radio Vaticana – oggi come comunità rimangono e vivono la missione apostolica di comunicare il Vangelo all’interno di una nuova realtà che è la Segreteria per la Comunicazione; come dice il Papa, non un accorpamento ma una realtà ex novo.

D. – La Convenzione è anche una tappa più generale della riforma della Curia. Quale sarà in particolare il nuovo ruolo dei Gesuiti all’interno della Segreteria per la Comunicazione?

R. – La riforma dei media è una piccola parte della riforma più globale della Curia, una riforma fatta, non come dice qualcuno contro la Curia, ma insieme alla Curia. Il ruolo dei Gesuiti è un ruolo che è quello che hanno oggi: una comunità di professionisti – sono redattori per la maggior parte – che vivono una professione, una professionalità al modo di Dio, cioè vivono il proprio personale cammino di santificazione dentro un modo di vivere la professione in una comunità che è la comunità dei redattori, la comunità dei professionisti e la comunità dei tecnici della Segreteria per la Comunicazione. Quindi è un ruolo davvero molto importante. Non dimentichiamoci che alcuni Gesuiti stanno già assumendo ruoli di particolare centralità nel disegnare il nuovo sistema comunicativo dei media. Quindi continuerà ad essere valorizzata quella competenza, quella umanità trasfigurata dall’esperienza della fede, che è un contributo molto importante in una comunità di lavoro.

D. – Come sta cambiando il sistema comunicativo dei media vaticani?

R. – In questi mesi stiamo tutti noi facendo un po’ di sperimentazione. Intanto abbiamo fatto una sperimentazione di produzione multimediale per il viaggio in Colombia; ne faremo un’altra per il prossimo viaggio in Bangladesh e Myanmar. Non si produce per la radio, per la televisione o per il portale: c’è una produzione multimediale dove gli output, questi media che ho citato prima, poi attingono o valorizzano per i propri canali di uscita. Questo è un grande cambiamento globale, di ripensamento anche del sistema produttivo. Cambia anche il ruolo del giornalista che è appunto un ruolo con competenze più multitasking. Poi credo che alcuni cambiamenti sono stati fatti. Per esempio, in questo momento stiamo parlando a Radio Vaticana Italia e in questi giorni abbiamo un canale digitale terrestre, il 777, con il quale in tutta Italia si può seguire questa radio che è una radio di informazione, di approfondimento, di incontro con tante realtà del nostro Paese e anche con aperture internazionali.

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